A parte la responsabilità di diventare un nuovo riferimento sul mercato per Noale, la nuova Aprilia Tuareg si porta dietro un nome storico, importante per l'azienda di Noale perchè si chiamava proprio così la serie che ha portato Aprilia nell'olimpo del motociclismo internazionale. Cosa hanno in comune le due diverse generazioni, soprattutto la 660 con la vecchia 600 Wind?
Pochi richiami estetici
Per la nuova Tuareg 660, Aprilia non è andata a cercare un'immagine vintage che richiamasse il passato, anzi, ha deciso di puntare dritta al futuro con un linguaggio estetico nuovo che ha stupito un po' tutti. Ci si sarebbe aspettati qualcosa di neo-classico o - più coerentemente - qualcosa in linea con il family feeling di Tuono ed RS, ma qui il frontale ha linee completamente diverse non solo dalla produzione attuale ma anche da qualsiasi altra cosa sul mercato (a dirla tutta, ci ricorda un pochino la curvatura del plexi della Caponord 1000 di primi '00) e che reintepreta in modo del tutto personale il design dei mezzi impegnati nei Rally Raid . Il posteriore è da capire meglio, magari dal vivo, mentre sono le fiancatine e il serbatoio ad essere un po' più classiche.
Le colorazioni e le combinazioni grafiche erano forse l'elemento col quale si poteva richiamare meglio il passato, ma anche qui il distacco è netto, e solo sulla palette di base si rivedono un po' le stesse tonalità della Tuareg 600, benchè con diverse combinazioni e grafiche. Qualcuno si lamenta del fatto che nella prima foto disponibile lo schema grafico sembri più richiamare la Africa Twin 1000/1100 che la Tuareg Wind, ma ci riserviamo di vederla dal vivo prima di giudicare.
Filosofia e concetto: obbiettivo centrato
Tecnicamente la nuova si può definire coerentemente erede della vecchia. I tecnici Aprilia hanno studiato bene il passato del marchio e del modello e non hanno voluto rinunciare all'indole puramente fuoristradistica, con un occhio alle lunghe distanze. La ruota anteriore da 21" e la grande luce a terra, il telaio a traliccio di chiara ispirazione off-road e la sella lunga e piatta che sembra fatta più per gli spostamenti del sedere in passaggi tecnici che per portare comodamente un passeggero. Certo, ora il motore ha un cilindro in più, ma il gusto dakariano di fondo c'è ancora e il questo nome può essere scritto con fierezza sul serbatoio (anch'esso bello grosso come in passato).
Cosa però hanno più in comune Tuareg 660 2021 e 600 1988 è senza dubbio la filosofia e l'inserimento del modello nel mercato. Negli anni '80 Aprilia arrivava come outsider in un contesto di mercato dove le dakariane di media cilindrata erano tutte giapponesi: C'erano la Ténéré di Yamaha , l'Africa Twin di Honda e la Djebel di Suzuki . Oggi accade lo stesso, ma il contesto non è più costruito sullo sfondo della competizione africana, bensì sulla moda delle crossover/enduro che Aprilia sceglie di affrontare con una ruota da 21" per sfidare faccia a faccia la Ténéré, anche lei erede di un nome importante.
Questa volta, però, la storia dovrebbe svilupparsi in maniera un po' diversa, perchè l'aspettativa degli appassionati e del mercato sono altissime. Alla luce del successo della piattaforma stradale 660 di Aprilia, questo potrebbe essere il best seller che la vecchia Tuareg 600 non ha mai rappresentato. Non ci rimane che attendere il listino, perchè se la moto dovesse incastrarsi fra i 10 e gli 11 mila euro (ma ci sembra difficle) potrebbero esserci vere gatte da pelare per i concorrenti nipponici.
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