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Aprilia Pegaso 600, il cavallo alato

Era la Aprilia che diventava grande. Che iniziava a fare moto più importanti. Il fenomeno veneto che cresceva anno dopo anno. Che alla fine degli anni ’80 voleva accreditarsi fra le grandi e cominciava a progettare un futuro di moto di grossa cilindrata. Il debutto prometteva bene. Dopo le Tuareg 350 e 600 era il momento di qualcosa leggermente più stradale. Così nasce la prima Pegaso, che per stile e per tecnica, per un motore dalla tecnologia eccezionale e raffinata, che ancora oggi rimane un esempio per peso, prestazioni, affidabilità. Sulle ciclistiche Aprilia ha fatto scuola, mentre per i motori si è affidata per molto tempo alla Rotax, dove hanno realizzato anche dei capolavori.

UN PEZZO D'INGEGNERIA NOTEVOLE, nato 350 e 500 e successivamente maturato a 560 cm3 in questa versione. Un motore riuscito grazie a un peso estremamente limitato unito a prestazioni elevate. Un risultato possibile con l’impiego di un materiale raffinato come il magnesio per il basamento e una distribuzione monoalbero comandata da una leggera cinghia dentata. Un motore di 28 kg e una quarantina di cavalli che negli anni si è addirittura mostrato affidabile e longevo, grazie a spessori e trattamenti superficiali ben progettati per il delicato magnesio.

LA REPERIBILITA' RICAMBI è buona, in Rotax c’è ancora tutto a prezzi convenienti, basta contattare Roberto Dagradi (info@dagraracing.it) che distribuisce ufficialmente in Italia i ricambi dei motori Rotax “vintage”, e gli unici talloni d’Achille erano la rumorosità meccanica, qualche vibrazione avvertibile e un consumo olio superiore a quanto ci siamo abituati coi motori ad acqua più recenti. Insomma, ogni 1000 km bisogna controllarne il livello. Per la ciclistica e le sovrastrutture in plastica invece la situazione è più negativa e come quasi tutte le aziende italiane, il magazzino ricambi di modelli così datati non è stato riassortito. Però c’è una soluzione molto facile, perché con le quotazioni bassissime che hanno raggiunto queste Pegaso, in caso di necessità si fa prima e si spende meno a comprare un secondo esemplare da radiare e cannibalizzare. Perché fare tutto questo? Semplice: oggi sul mercato una moto così non esiste.