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Cambio della guardia | Editoriale

Da che mondo è mondo, tutte le cose che stanno sotto questo cielo sono destinate, prima o poi, ad esaurirsi, a finire. Come la mia direzione di InMoto, che nel 2024 passerà di mano. Sono stati cinque anni intensi, lunghi, faticosi, segnati da una pandemia planetaria, una crisi economica globale e ben due guerre. Fattori che hanno mutato gli equilibri globali e che hanno avuto una ricaduta importante nella vita di tutti noi. Dire che il mondo sta cambiando alla velocità della luce è per molti versi errato: il mondo è già cambiato! Soprattutto nella comunicazione e nell’editoria, realtà che faticano a trovare una dimensione in questo costante terremoto socio-economico.

Una squadra di serie A

Di questi cinque anni al timone di InMoto, rivista storica nel panorama italiano, rimangono un sistema di comunicazione sano e autorevole, e una squadra competente e inesauribile, che è cresciuta e ha saputo cogliere in pieno i cambiamenti in atto in questo momento epocale, facendosi carico di una mole di lavoro in alcuni momenti davvero incredibile. 

Professionisti seri e affidabili, ma anche persone speciali. A loro va il mio affettuoso abbraccio e il mio grazie: grazie a Marco e Picchio, colonne portanti e memoria vivente di InMoto; a William e al “suo” CMS; a Diego e Ale e alle centinaia di pagine scritte e video prodotti; a Michele e alla follia social; a Riccardo, l’uomo delle inchieste (sempre troppo lunghe); a Tuma e alle sue gomme tassellate; ad Ale e Simo, che pazientemente hanno messo insieme, mese dopo mese, foto e testi delle pagine della rivista. Un grazie a tutti quelli che non posso ovviamente citare qui e che, nel presente ma anche (e soprattutto) nel passato, hanno permesso a InMoto di arrivare a tagliare il traguardo dei 38 anni di attività. C’è un pezzo di ognuno di loro in questa testata, che nel corso degli anni ha trasceso la fisicità della carta per abbracciare un mondo virtuale digital.

Qualità, autorevolezza e futuro

Confido ed auspico che InMoto continui a navigare a lungo. Perché il giornalismo – sì, anche quello verticale di pubblicazioni specialistiche per così dire “leggere” – non può e non deve morire. In un mondo dove la professionalità, la competenza, la serietà sono minacciati da una superficialità digital sempre più allarmante, sempre più spesso alla ricerca del clic facile, è necessario che qualcuno continui a fare informazione. Seria, verificata, approfondita. 

Parole che fanno rima con “qualità”. Ecco, sono convinto che proprio sul concetto di “qualità” si giochi la sfida decisiva per ogni media che aspiri a essere credibile e apprezzato nel presente e ben posizionato nel futuro. Quella qualità che le persone che compongono la squadra di InMoto possiedono. Grazie di tutto. Ciao.