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5 motivi per cui l'elettrico a due ruote non sta funzionando

Siamo nel 2024 e avanziamo velocemente verso il 2030, termine entro il quale l'Europa vorrebbe imporre in modo massiccio la mobilità elettrica in tutto il continente. In questa affannosa corsa verso l'elettrificazione di massa, però, l'automotive sta trovando parecchi ostacoli che sembrano più tosti del previsto, e uno di questi riguarda le due ruote che nella loro variante elettrica non solo faticano a prendere piede, ma stanno addirittura affrontando una crisi importante nel segmento che più di tutti rappresenta questa tecnologia: il commuting urbano. Perchè sta accadendo? Ci bastano 5 punti per spiegarlo.

1. Autonomia limitata = libertà limitata

Cosa succede quando a uno strumento di libertà per eccellenza come la motocicletta, togli un buona fetta di semplicità di utilizzo introducendo la famigerata "ansia d'autonomia"? Niente di positivo. Le moto elettriche al momento disponibili sul nostro mercato non sono tante e quella con l'autonomia più elevata è la Zero S di ultima generazione che offre 288 km in ciclo urbano, implementabili fino a 359 con il Power Tank in optional (letteralmente una batteria aggiuntiva). Ovviamente in una gita fuori città questi dati scendono in modo sostanzioso.

Non è poco, tendenzialmente anche 250 km sono una distanza superiore a quello che la maggior parte dei motociclisti percorre in una classica giornata di moto, ma è l'effetto psicologico della limitazione delle possibilità a rendere l'elettrico ancora poco vantaggioso per gli appassionati, che non usano la moto in un modo razionale e calcolato ma la amano proprio per il concetto di totale libertà di scelta. Uscire in moto per un giretto di pochi chilometri e ritrovarsi in una stube sulle alpi con 500 km percorsi in mezza giornata è una situazione che più o meno a tutti è capitata, e che con un'elettrica è impensabile.