Leggera, versatile ed economica, nonostante sia “tutta di metallo”, la Multiuso è la proposta di un vero artista del settore che non smette di proporre idee originali. Costa 4.700 € franco concessionario
In un mondo sempre più ingordo di orpelli elettronici, l’artigiano veneto Umbero Borile ha presentato una moto che sfoggia soluzioni tecniche semplici e al tempo stesso geniali. «La Multiuso nasce per essere contemporaneamente una moto da fuoristrada facile e inarrestabile, una compagna di lavoro robusta e affidabile, ma anche un mezzo di trasporto economico e piacevole da guidare nel traffico» questa, in sintesi, la sua idea, che ci ha espresso nella sua “bottega” in piazza a Vo’ Euganeo (PD), dove tutti lo conoscono e dove ci ha accolto per questa presentazione, essenziale e genuina come il pane e il salame tagliato col coltello accompagnato dal prosecco...
La Multiuso che vedete nella configurazione quasi definitiva, dato che si tratta ancora di un esemplare di preserie, sarà disponibile nella versione Motoalpinismo, quella della nostra prova, con pneumatici tassellati e rapporti che le permettono di raggiungere una velocità massima di circa 95 km/h e in versione Strada. Quest’ultima avrà pneumatici più stradali che le consentiranno di raggiungere i 110 km/h. Entrambe disponibili nelle colorazioni “military green” o “desert sand”.
La principale vocazione della prima dovrebbe essere l’impiego per gli spostamenti in montagna o in campagna, per divertimento o come mezzo di lavoro, con la possibilità di portarsi appresso ciò che serve grazie ai due portapacchi laterali e a quello anteriore. Il suo peso ridotto, la seduta bassissima e l’estrema maneggevolezza, unita a una notevole affidabilità, data dalle ridotte componenti, sono le sue doti principali. E noi aggiungiamo, ribaltando l’idea dei Umberto Borile, che ritiene punto debole del progetto il suo aspetto spartano, che proprio il design minimale potrebbe essere un’arma vincente, così come è già avvenuto per moto ben più grosse e blasonate, che sono divenute best seller di vendita nonostante non avessero esattamente una immagine come si dice “accattivante”.
DA FERMO
Il telaio in alluminio, che pesa solo 3,8 kg, nella sua tonda trave orizzontale funge da serbatoio (5 litri) e cassa filtro, ricavata nella parte posteriore, uno scatolato rettangolare, con l’elemento filtrante alla sua sommità, celato dalla sella che gli fa da coperchio, oltre a fungere da seduta e da parafango.
Il motore, che è parte stressata, è un piccolo monocilindrico di soli 230 cm3, fornito dalla Zongshen, un’azienda cinese già partner del gruppo
Piaggio , i cui 15 CV sono più che sufficienti per far muovere i soli 84 kg della Multiuso. Per alimentarlo basta un piccolo carburatore e le emissioni sono talmente ridotte che è stato possibile abbatterle grazie a due minuscoli catalizzatori “annegati” nel collettore di scarico. La scatola che funge da “pancia” della marmitta, un cubo di non più di 20 cm di lato, si trova dietro al telaio, nascosta dalle attillate bandelle laterali, sempre in alluminio (che in questo esemplare di preserie non hanno ancora la forma definitiva), che nascondono anche la batteria al litio ultralight. Il minuscolo silenziatore, a barilotto, molto difficile da scorgersi, è posto sotto al pivot del forcellone. Quest’ultimo, sempre in alluminio, ha una articolazione di tipo cantilever, che lavora in abbinamento ad una coppia di leggerissimi ammortizzatori, che normalmente sono impiegati sulle MTB da downhill. Questi oltre alle regolazioni separate offrono la possibilità di essere “bloccati” rendendo la sospensione rigida.
Persino l’ancestrale impianto frenante presenta delle particolarità: non solo è stato necessario richiedere alla Braking di sviluppare dei dischi su misura, ma per ridurre componenti e costi di magazzino si è studiata una soluzione che permettesse l’impiego di una pinza identica su anteriore e posteriore. Notevoli pure i mozzi, ricavati dal pieno, con raggi tangenti, che creano un intreccio piacevole, al centro dei quali troviamo perni ruota cavi in lega d’acciaio al cromo realizzati su misura, viste le loro dimensioni particolarmente ridotte.
IN MARCIA
Sin dal primo contatto, nei movimenti da fermo si ha la percezione del peso ridottissimo della moto (84 kg) che permette un controllo eccezionale nelle manovre da fermo in sella, in quelle a spinte e nelle svolte. In questo caso, il fazzoletto in cui ci si gira è piccolissimo e permette di non oltrepassare la mezzeria! La sella è sottile, rastremata e risulta molto bassa. I piedi toccano perfettamente terra e la triangolazione con le pedane e il manubrio, realizzato ad hoc, e dotato di alti risers, permette una posizione di guida comoda e rilassata, sebbene molto eretta. Sono solo le vibrazioni semmai a infastidire, ma nella produzione di serie saranno impiegati supporti in gomma sulle pedane e per il manubrio.
I comandi, sia a pedale che al manubrio, compresi i blocchetti elettrici, sono spartani, ma efficaci, così come la strumentazione, mutuata probabilmente da un quad, con contachilometri, tachimetro digitali e 4 spie essenziali.
In movimento tutto è facile e immediato: le marce si snocciolano velocemente, ma anche se ci si dimentica di usare il cambio con il rapporto più lungo inserito. Il piccolo monocilindrico non ha paura di nulla, ha un rumore d’altri tempi, ma ovviamente non gli si può chiedere l’impossibile. La frizione è morbida e anche i freni, vista l’esigua inerzia del gruppo moto/pilota, si comportano a dovere. Buono anche il lavoro svolto dalla onesta Marzocchi, regolabile, come pure quello degli insospettabili ammortizzatori posteriori, accoppiati centralmente, che sono di derivazione MTB. Assecondano a dovere la ciclistica che si rivela precisa e sincera nonostante l’interasse esiguo. Proprio in considerazione di questa misura, e del succinto telaio, abbiamo affrontato le prime curve con una certa “ansia”, ma coerentemente con la velocità da codice, data anche la gommatura tassellata, abbiamo riscontrato una piacevolezza e precisione “in piega” inattese, per una moto teoricamente nata per il fuoristrada. Nel facile fuoristrada sui Colli Euganei, con un filo di gas il piccolo monocilindrico ti tira fuori da ogni impiccio senza battere ciglio, perché ancora una volta la leggerezza dell’insieme moto/pilota, non necessita né di potenze esorbitanti né freni da MotoGP. La ridotta rumorosità diventa un viatico per le strade di montagna.
Eliminare l’inutile ha un benefico effetto sui consumi: se prendiamo per buono il dato del costruttore, si fanno oltre 30 km con un litro.