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LISTINO

Honda CB 1100

Divina: le cromature vintage, le alettature dei cilindri, il serbatoio in vero metallo, lungo e compatto. Facile, perché è una Honda , e veloce quanto basta per non rimanere indietro. L’abbiamo aspettata a lungo, ed eccola     Bene. E ora chi lo dice a quelli della Honda che adesso, con l’arrivo della CB 1100, possono buttare via trenta e rotti anni di progetti e moto sciocche, cancellare tutti quei tristissimi piani di ottimizzazione e piattaforme comuni che ubriacano di passione come la... birra analcolica? La moto del futuro ha le forme conturbanti del passato, quattro cilindri belli larghi che spuntano da tutte le parti e una testata bialbero che torna a ricordare le orecchie di Topolino. La CB 1100 è la moto che mancava nel listino della Casa motociclistica più importante del mondo. Ci hanno messo un po’ a tirarla fuori: i primi bozzetti risalgono al ‘99, una vita fa, e solo gli ottimi risultati ottenuti sul mercato interno (dove la CB 1100 è arrivata nel 2009) e la grande richiesta degli importatori europei hanno convinto i vertici Honda a dare un po’ di respiro a un progetto che merita il rullo di tamburi sui mercati di tutto il mondo. La modernità ha il profumo del rimpianto: nulla è come era, ma tutto ci somiglia. Il raffreddamento ad aria, il telaio a doppia culla, la coppia di ammortizzatori e la forcella larga sotto e stretta su. L’elettronica c’è ma rende solo i giochi un po’ più semplici: la CB 1100 parte sempre e subito, che faccia freddo o caldo, e lascia all’aria il suo profumo. Bello guardarla e guidarla. Semplice, leggera quando le ruote ruotano, silenziosa. 90 cavalli che spingono, e una carrozzeria che lascia proprio tutto in vista. La nostalgia ha il suo prezzo: 10.800 € così com’è e una possibilità finora troppo limitata di modificarla a piacimento. Probabilmente però vi accompagnerà tutta la vita e si svaluterà solo quando avremo bisogno di un altro passato da ricordare. DA FERMO Difficile, per chi non c’era, immaginare  il peso del cambiamento che la prima CB 750 portò nel mondo delle due ruote. Fu proprio questa moto, infatti, a inventare la “middle-class” motociclistica. Le prestazioni, la cura costruttiva e la tecnologia diventarono, effettivamente, alla portata dei più. La moto non era più un semplice mezzo di trasporto o un oggetto destinato a pochi fortunati. Era diventato un sogno tangibile e arrivabile. E gli appassionati, che avevano tre lire in tasca e tanti sogni nel cassetto, ci si buttarono come api sul miele. La prima CB sdoganò la passione. Honda però ci ha messo troppo a elaborare le voglie e le necessità dei motociclisti di oggi. Avrebbe potuto precorrere i tempi, ancora una volta, commercializzando lo splendido prototipo di CB presentato nel 1999, anticipando, di molto, le altre Case. La CB 1100 arriva invece in Europa in questo inizio 2013, con quattro anni di ritardo rispetto al mercato interno giapponese e a quello australiano. «Le incertezze della vostra economia ci hanno suggerito di aspettare» ci ha rivelato l’ingegner Fukunaga (project leader Honda). Eccoci quindi ora e finalmente al cospetto di una moto che, apparentemente e per chi ama il genere, non ha difetti. Ben fatta, ben costruita, divertente. La linea non dice nulla di nuovo, ma l’eco di un profilo immortale arriva preciso fino ai giorni nostri. Non manca nulla: il bellissimo serbatoio allungato è un pezzo di vero metallo, il motore a quattro cilindri ha l’alettatura fra i cilindri e il coperchio delle valvole non mente sull’architettura della distribuzione. La ciclistica vanta una tecnologia moderna sopraffatta da un aspetto che più classico non si può. Cosa avrebbero potuto fare di più i tecnici e i designer Honda? Corredare il tutto con una bella coppia di cerchi a raggi, lucidi, classicissimi. Un po’ di cromo non avrebbe fatto male nemmeno al supporto strumenti, che è uno dei pochi optional, come non ha fatto male ai bellissimi parafanghi in acciaio. Avrebbero potuto anche pensare una bella lista di accessori con cui personalizzare davvero una moto moderna e già eterna. Un catalogo dove pescare gli elementi che oggi come allora ci farebbero sognare. IN SELLA Facile, amichevole. La CB 1100 non è diversa da come ci si aspetta da una classica... costruita dalla Honda. La sella è bassa da terra e abbraccia un serbatoio stretto e lungo, comodissimo da circondare con le gambe. Bene il manubrio, largo il giusto e comodo da impugnare: la ruota anteriore si controlla con facilità e sicurezza mentre i comandi e i blocchetti elettrici regalano istantaneamente feeling e sicurezza. Le leve di freno e frizione sono ben distanziate dal manubrio: ottima per entrambe la modulabità, solo discreta invece la potenza dell’impianto frenante. La CB 1100 accetta qualsiasi tipo di trattamento ma è ben più divertente ed appagante lasciarsi cullare dallo splendido tiro del motore, sfruttare la frenata combinata (utilizzando il freno posteriore) e godere della splendida gentilezza con cui questa moto esaudisce tutti i desideri del pilota. Il cambio non è morbidissimo, specialmente a motore freddo, ma l’abbondanza di coppia ai bassi e medi regimi permette di sfruttare appieno le doti del quattro cilindri. Comoda, la sella è ampia e sufficientemente imbottita, e leggera, specialmente una volta in movimento. Nelle manovre da fermo il raggio di sterzata e la facilità con cui si può toccare il suolo con entrambi i piedi (anche per i piloti meno dotati) agevolano non poco la praticità. La posizione di guida è, come ovvio, molto rilassata: la luce a terra è sostanziosa e permette pieghe di tutto rispetto ma la posizione delle gambe non è per nulla sacrificata. Anche l’ingombro dei carter motore, che fuoriescono non poco dalla sagoma della moto, non disturbano in alcun modo durante la guida. La CB 1100 è una di quelle moto da cui non si vorrebbe scendere mai. Non ha segreti, tutto è esattamente come deve essere. Un motore corposo ma mai arrabbiato, una ciclistica che segue perfettamente i voleri del pilota e un piacere che non deriva solo da queste, positive, caratteristiche meccaniche. Salire in sella a questa naked Honda vuol dire riavvicinarsi ad un piacere di guida puro e ancestrale, lontano dalle verità delle prestazioni. Tutto funziona a meraviglia, ovvio: la modernità è tanto nascosta quanto presente, nonostante il sapore inconfondibilmente retrò. Il quattro cilindri ronza silenziosissimo a tutti i regimi e risponde perentorio ad ogni manata sulla manopola destra. I giri disponibili sono molti, ma è quasi inutile sfruttarli tutti. La coppia è disponibile da subito e la riserva di potenza è sufficiente a sfruttare anche le marce più alte a ridotta velocità. Difficile stabilire quale sia l’ambiente ideale per godere di tutte le qualità della CB 1100: in città si guida facilmente, gli ingombri sono irrisori e l’altezza da terra non crea impiccio a nessuno. La dolcezza di erogazione e la grande modulabilità dei comandi, in particolare della frizione, permettono una conduzione tranquilla e senza alcun pensiero. Le moderne infrastrutture spagnole ci hanno però permesso di saggiare un’altra, fondamentale, caratteristica di questa moto. Ciclistica e motore sono accordati secondo i precisi canoni Honda. Le curve scivolano leggere sotto le ruote e si lasciano raccordare senza alcuno sforzo. La moto segue i pensieri del pilota mettendo sul piatto un’ottima tenuta di strada e un comportamento ciclistico irreprensibile: la discesa in piega è rapida e a centro curva la stabilità è elevatissima. Sì, la coppia di ammortizzatori e la forcella a steli tradizionali sorpassano le aspettative e, anche dove ci si lascia andare, la fiducia non viene mai meno. Cosa c’è di grandioso dietro una moto come questa? Forse nulla, ma è la semplicità che lascia senza parole. Il piacere di impugnare un manubrio che è largo e arcuato il giusto, di sentire il fruscio di una meccanica che lavora precisa proprio sotto i nostri occhi. Quando ci si mette alla guida della CB si viene catapultati in un mondo in cui le prestazioni non sembrano contare più nulla e la moto torna ad essere quello che è: uno strumento di piacere. Nessun riparo aerodinamico, ovvio. Il vento soffia in faccia al pilota i suoi odori e sono solo le spalle a contrastare la spinta di una forza contraria. La posizione di guida è eretta e, se si va di corsa, ci si stanca. Quasi superfluo parlare di vibrazioni: appaiono in forma lieve solo se si tira il collo al quattro cilindri. Ai medi si scivola via a velocità autostradali senza alcun tremore o rumore. La modernità che si nasconde dietro alle linee lavora però molto bene: l’ABS è unito a una frenata combinata che dà sicurezza e immediato feeling. Nelle pinzate di emergenza la risposta è precisa e sicura. È sempre difficile trovare dei difetti alle cose semplici e fatte con il cuore. Honda ha lavorato su concetti espressi con successo già 40 anni fa, ottimizzando il tutto con la tecnologia e il sapere moderno. Il risultato ottenuto è una moto che si guida in tutti i frangenti senza alcun pensiero che non sia quello di godersi il momento e il paesaggio, che mantiene un comportamento più che equilibrato in tutte le condizioni di guida e che non sfigura di fronte alle naked più moderne, anche quando si esagera un po’. Solo il cambio, leggermente duro e rumoroso a freddo, merita un appunto ma, nell’insieme, è una nota che stona davvero poco. Si poteva forse risparmiare qualche chilogrammo: la prima sensazione appena saliti in sella è di compattezza, non di leggerezza. Basta però dare vita al quattro cilindri per annullare questa sensazione. Inoltre, nella maggior parte dei casi, togliere peso vuol dire lasciare il metallo in favore della plastica. A cavallo della nuova Honda CB 1100 è giusto sentire il freddo del serbatoio ed è bello vedere i carter spuntare dalla sagoma del serbatoio. La leggerezza, qui, non è una questione motociclistica.