Ducati ha presentato la versione ancora più evoluta del suo modello supersportivo di punta, mentre Yamaha, BMW e KTM hanno raggiunto Honda lanciando il loro “cambio automatico”. Il nostro settore utilizza sempre di più la ricerca per rendere la guida più facile, sicura e... confortevole. A ogni velocità.
Come scritto nell’ampia cover story sul fenomeno dell’adventouring, pubblicata due numeri fa, l’attenzione del nostro settore si sta spostando sempre di più sul segmento delle moto on-off, delle enduro stradali e crossover. L’obiettivo delle Case e delle aziende di prodotti, abbigliamento ed aftermarket, è quello di cercare di soddisfare la richiesta del motociclista del 2024, sempre più affascinato dalle moto versatili: quelle con cui andare in ufficio e fare anche una gita fuoriporta. Possibilmente, affrontando anche qualche facile tratto sterrato.
Poi c’è Ducati, che senza perdere di vista il suddetto motociclista (vedi Multistrada e DesertX in gamma), continua a puntare forte sul segmento che l’ha resa famosa in tutto il mondo: quello delle moto “da pista”. A differenza di altri Costruttori, che, dati di vendita alla mano, considerano quello delle supersportive un motociclismo di nicchia, Ducati investe risorse e mette in campo il suo meglio dal punto di vista di ricerca e innovazione per realizzare il nuovo modello di riferimento della categoria. Rendendolo, allo stesso tempo, anche più gestibile da chi lo guida, attraverso i sempre più numerosi “facilitatori” tecnologici, utili anche ad aumentare la sicurezza generale.
Per tutti questi motivi, la cover story di questo mese è dedicata alla Panigale V4. E non ci siamo limitati a raccontarvi com’è fatta e come va in pista: siamo andati a Borgo Panigale per intervistare gli uomini che l’hanno pensata, disegnata e sviluppata. E anche chi l’ha guidata, come Michele Pirro. Poi, per completare il tutto, abbiamo ricordato anche da dove viene, la Panigale. Quali sono le sue origini. E le sue antenate.
Panigale V4 S 2025: le foto della prova
Lo scopo della nuova Panigale non è solo andare più forte. Un fatto interessante, infatti, è il cambio di approccio all’aerodinamica. Le nuove carene e la forma del serbatoio incoraggiano a buttarsi col corpo all’interno della curva
Guarda la galleryA proposito di tecnologia ed elettronica, un altro argomento tutto da leggere su questo numero è il debutto di Yamaha nel mondo del “cambio automatico”. Il nostro Diego D’Andrea ha provato la MT-09 dotata del sistema Y-AMT e ce lo racconta nelleprossime pagine. A corredo di questo test, abbiamo fatto anche il punto della situazione su una strada aperta da Honda con il DCT, seguita poi da Yamaha, da BMW con il suo ASA, da MV Agusta con l’SCS e da KTM con un sistema in fase di realizzazione. Lo sappiamo: ai puristi, a prima vista questo nuovo modo di guidare può far storcere il naso. Ma dovremmo sempre avere una visione più ampia del nostro mondo: il cambio automatico ci regala la possibilità di stare più concentrati su altro, sia nell’utilizzo on che offroad. Per esempio sul panorama o sugli ostacoli. E poi, consente al settore di aprirsi ad un pubblico più vasto, vista la maggiore facilità di utilizzo. E per i tanti che sono ancora legati al concetto dell’autonomia nella cambiata, c’è sempre l’opzione del pulsante sul manubrio…
Buona lettura!
Yamaha MT-09 Y-AMT: la gallery del test
Abbiamo provato la tricilindrica Yamaha equipaggiata con l'inedito cambio automatico/manuale sulle strade incredibili nei dintorni di Barcellona
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