Perché un mezzo cinese cosa meno? Come può reagire l'Europa

Perché un mezzo cinese cosa meno? Come può reagire l'Europa

Luca De Meo, Ceo della Renault, chiama a un’azione comune per cogliere al volo le opportunità della conversione all’elettrico dell’industria automotive

18.05.2024 ( Aggiornata il 18.05.2024 08:01 )

Cos’è l’elettrico per le Case, per l’Europa, per il mondo?
Secondo Luca De Meo, CEO della Renault, sarebbe una gigantesca opportunità; ma l’Europa deve mobilitarsi e fare sistema, per realizzare con successo la transizione energetica dell’industria automobilistica. Ok, si parla di auto, ma vedrete che il discorso coinvolge tutti noi, e non poco.

La "Lettera all’Europa" del CEO della Renault: alcuni numeri

Il 19 marzo scorso De Meo ha scritto una “Lettera all’Europa”, che ha voluto rendere pubblica aprendo un grande dibattito.
Nello scritto vengono denunciati numerosi problemi che rallentano l’azione della nostra industria; a cominciare dal fatto che nel nostro Continente si fanno troppe leggi.
Qualche numero. L’UE emana 8-10 regolamenti ogni anno, le auto in media pesano il 60% in più di 20 anni fa, e costano il 50% in più.
Rallentamenti e costi: i reparti di Ricerca&Sviluppo spendono fino al 25% dei loro budget per studiare l’applicazione delle regolamentazioni!

Gli investimenti e il confronto con la Cina

Poi ci sono gli investimenti. In Cina fino al 2022 ci sono stati tra i 110 e i 160 miliardi di euro di investimenti per la produzione; e anche in America sono stati accordati 40 miliardi di dollari di crediti d’imposta per la produzione verde. Approcci differenti che si traducono in costi inferiori del prodotto.

In media un’auto cinese di Gruppo C costa 6.000-7.000 euro in meno di una omologa auto europea. E l’industria asiatica è molto più agile, impiegando solo 1,5-2 anni per sviluppare un nuovo modello, contro i 3-5 anni dell’industria europea.
L’occasione della transizione ecologica dell’industria automotive non andrebbe però persa, scrive De Meo, perché, potenzialmente può portare a un raddoppio del business. Senza contare l’impatto di questa disruption sull’occupazione. La lettera completa si articola su 16 pagine scritte fitte fitte, con dati e numeri che vanno a suffragare 7 raccomandazioni, 8 misure proposte e l’auspicio che decollino 10 grandi progetti europei.

Un appello alla collaborazione, a fare sistema. Ma anche a prendere atto che di fronte a una Cina che vuole dominare il mondo con politiche di forti investimenti e di controllo delle materie prime, e agli Stati Uniti che danno incentivi agli investimenti nell’industria, non possiamo restare passivi. Dobbiamo reagire. E dobbiamo farlo tutti assieme, in maniera coordinata.
Un discorso simile sicuramente vale anche per il settore motociclistico dove, se non altro, ci sono molti esempi di collaborazioni fra Case su progetti comuni; per ridurre i costi d’investimento e sviluppare assieme nuove tecnologie per quelle dotazioni, nascoste agli occhi dei consumatori, che possono essere adottate da più costruttori.

Sapranno reagire le nostre Case?

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