Addio alla storica Moto 1 del Giro d’Italia

Addio alla storica Moto 1 del Giro d’Italia

Nazareno Agostini, Nazza per gli amici, fino a tre anni fa è stato il pilota della “Moto 1” al Giro d’Italia di ciclismo. La moto che seguiva la testa della corsa con a bordo l’operatore, Francesco Simula, che girava le riprese che andavano in onda in diretta

05.06.2024 ( Aggiornata il 05.06.2024 15:08 )

Un lavoro difficile quello del motociclista che porta l’operatore al Giro. Bisogna viaggiare vicino ai ciclisti, tenendosi sempre alla stessa distanza, quella giusta che consente di inquadrare bene i soggetti.

Tutto apparentemente facile finché si va dritti, ma poi arrivano le curve, le discese da oltre 100 km/h, con le bici che facilmente vanno più forte delle moto, perché nei tornanti svoltano più rapidamente. O le salite ripidissime da fare a 4 km/h, con una moto resa pesantissima dalle attrezzature e dalle batterie del sistema di ripresa e trasmissione del segnale, e un operatore in piedi che si gira da una parte all'altra. E magari ci si mettono anche i ciclisti, che scattano all’improvviso uscendo dal gruppo.

Nazareno era il leader dei motociclisti della RAI, gestiva lui il gruppo, e molti anni fa aveva avviato lui una formazione obbligatoria di tutti i motociclisti dell’azienda radiotelevisiva. 

Conoscevo bene Nazza, perché da parecchi anni i corsi di formazione dei suoi motociclisti li gestivo io, all’Isam di Anagni. E dopo il primo corso avevamo imparato a conoscerci, ad apprezzarci a vicenda. Sapevo che tipo di formazione voleva per i suoi ragazzi, e ogni volta che abbiamo fatto un corso è stata un’esperienza in più da raccontare.

Al venerdì mi telefonava per dirmi che gente mi stava mandando. Al lunedì sera lo chiamavo io per raccontargli le mie prime impressioni. Spesso al giovedì mattina, il giorno prima dell’esame finale, mi chiamava per chiedermi i due nomi che avevo selezionato da mandare al prossimo Giro d’Italia.

Poi arrivava il giorno dell’esame. Lui e Francesco venivano con il camion RAI, lo stesso che usavano per le trasferte, le moto ufficiali. Avevamo gli esaminandi e una squadretta di ciclisti per simulare una gara da riprendere.

Chiacchiere, risate, scherzi e scherzacci. Provava sempre a darmi il primo caffè che usciva dalla macchina che aveva nel “suo” camion. "Tieni Riccà , il primo è per te”. Poi mi vedeva ridere e scoppiava in una risata pure lui: “Ah è vero, tu lo sai che il primo è cattivo e lo damo sempre a chi ce sta sur ...”.

Guidava la moto benissimo Nazza. Durante l’esame io e lui ci tenevamo dietro, seguivamo stando in disparte. Il giorno dell’esame il mio lavoro era finito, mi sentivo in vacanza. Lui invece era “il capo” che controllava. Così ogni tanto ci fermavamo, ci confrontavamo. E dicevamo pure un sacco di cavolate, perché ci si sfotteva continuamente. Ma mentre ci si sfotteva si lavorava bene.


Nazareno Agostini, a destra, con la felpa della RAI. A sinistra Giuseppe Marino, pure lui motociclista RAI. In mezzo Riccardo Matesic

Mi ha insegnato molto Nazza, mi ha raccontato molto della sua professionalità. E l’ho visto all’opera, invitato a una tappa del Giro d’Italia. Fino a tre anni fa, quando la produzione delle immagini è stata appaltata all'esterno. Una scelta che gli aveva fatto male, a lui che era innamorato della RAI e che ne portava orgogliosamente la bandiera.

Nazareno purtroppo se n’è andato all’improvviso. Mi ha chiamato Giuseppe, uno dei primi motociclisti formati da me, per darmi la notizia.

La pensione Nazza, mannaggia, era quasi il momento di godertela. Assieme alla tua vecchia CBR 600.

Se ne va un grande motociclista, uno che ha vissuto su due ruote la sua vita. Lo ricordo partire sorridente per l’inizio della tappa sotto il diluvio universale, quando gli ho scattato la foto d'apertura di questo articolo. Aveva davanti ore di guida sotto la pioggia e il freddo, e rideva, con quei suoi guanti da pescatore che non lasciavano passare una goccia d’acqua. E ricordo Francesco, l'operatore, che mi raccontava che ogni tanto a Nazareno veniva da andare troppo forte, e non sentiva più nessuno. E allora lui aveva imparato a mettere avanti il suo piede e a spingere sul pedale del freno.

Questa mattina in chiesa a Roma, al quartiere Giardinetti, c'era una valanga di persone. Sopra la sua bara c'era il casco personalizzato, con il cinescopio RAI. Bellissimo. E c'erano due moto dell'esterna RAI che hanno scortato il carro funebre. Sembrava quasi bello.

Ciao Nazza.

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