Accise carburanti verso il riallineamento, ma l’Italia è fra i paesi più cari

Accise carburanti verso il riallineamento, ma l’Italia è fra i paesi più cari

Dopo tante polemiche, scopriamo che il provvedimento del Governo sarà in realtà morbido e progressivo. Il nostro però resta fra i paesi europei con le aliquote più elevate, per questa tassa così controversa

14.10.2024 ( Aggiornata il 14.10.2024 17:22 )

Si è parlato molto negli ultimi tempi del ventilato aumento delle accise sui carburanti, al quale il Governo sta lavorando. Con un’intervista al Sole 24 Ore, il viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi, ha chiarito che il provvedimento allo studio prevede aggiustamenti minimi per riallineare le accise che gravano sul gasolio con quelle relative alla benzina.

Un centesimo l’anno di aumento dell’accisa sul gasolio e uno di diminuzione per quella sulla benzina, per i prossimi cinque anni. L’obiettivo è annullare (o quasi) la differenza di tassazione sui due carburanti entro il 2030.

Tutto nasce dal fatto che l’accisa attualmente applicata al gasolio è di 11 centesimi inferiore rispetto a quella applicata sulla benzina: 62 centesimi contro 73. Dunque una modifica quasi ininfluente, figlia del timore di creare una nuova infrazione europea per il nostro Paese, con un presunto aiuto fiscale per un carburante che viene considerato (erroneamente?) più inquinante della benzina.

E allora, dopo mille polemiche, ecco questo provvedimento che in 5 anni mira a ridurre l’accisa sulla benzina e a rialzare quella sul gasolio.

Dal 1995 l'accisa è unica

La tassazione dei carburanti è tradizionalmente oggetto di polemiche. Si parla spesso del fatto che pagheremmo ancora la guerra dell’Abissinia, riferendoci al fatto che fra le vecchie accise figurasse ancora quella relativa a un conflitto del secolo scorso. Insieme ad altre relative a eventi dello stesso periodo.

In realtà è dal 1995 che le differenti voci di tassazione sono state unificate in un’unica accisa. Il motivo è nel fatto che la tassazione sui carburanti, oltre a essere molto remunerativa per lo Stato (cosa innegabile), è considerata una leva per disincentivare l’uso del veicolo privato.

Dunque l’accisa come "carbon tax", come tassa per coprire i costi dell’inquinamento indotto, e come disincentivo al consumo eccessivo di carburanti. E da anni si parla di quanto sia difficile trovare la giusta misura della tassazione, perché deve mirare a ridurre i consumi, ma non può aumentare eccessivamente i costi dei beni di prima necessità, né deve deprimere l’economia del Paese. Difficile.

Il confronto con gli altri Paesi

Rispetto agli altri paesi europei, l’Italia ha un livello delle accise alto, ma non siamo i peggiori. Sulla benzina con i nostri 73 centesimi al litro siamo secondi dietro ai Paesi Bassi, a quota 79. Dietro di noi la Grecia, a quota 70, e Francia, Danimarca e Finlandia a 68. Sul gasolio l’Italia “vince” a quota 62, superando di poco il Belgio (60) e la Francia (59).

Piccola differenze, insomma, e non siamo gli unici ad avere due accise differenti. E se da noi la differenza è pari a 11 centesimi, in Grecia è addirittura di 29 centesimi, in Olanda di 27 e in Danimarca di 20.

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