The Bikeriders: con la moto alla ricerca del proprio posto nel mondo

Il film di Jeff Nichols arriva nelle sale cinematografiche il 19 giugno. Ecco le nostre impressioni:

Redazione - @InMoto_it

17.06.2024 ( Aggiornata il 17.06.2024 11:11 )

Una lingua d'asfalto che si staglia dritta davanti a sé. Il calore del manto stradale, l'odore della benzina che avvolge. Il sapore della libertà, percepita solo nel momento in cui si inforca la moto. Macinare chilometri a gran velocità è l'unico credo che si conosce. Non ci sono regole nei club motociclistici. O meglio, ci sono leggi non scritte che si discostano dalla realtà. Sbagliate o meno, non bisogna tradirle.

E per chi è dentro, dovrebbe essere impensabile farlo. Perché gli amici della banda e le due ruote che si cavalcano sono il senso di quella vita vissuta ai margini di una società che rigurgita chi è diverso. Benny lo sa bene. Vive al lato, come un outsider. Anzi, vive al di fuori di un contesto che non gli appartiene. Ma non è solo. I Vandals sono la sua famiglia, una banda sgangherata di amici che però conosce rispetto verso l'altro e senso del dovere. Parte da qui The Bikeriders di Jeff Nichols, iniziando a tessere le fila di un discorso che sin dalle prime immagini ci porta dentro un mondo fatto di corse, rombi, motori, valvole, sudore, amicizia, devozione e appartenenza.

In sella alla moto, alla ricerca della libertà

Austin Butler nei panni di Benny e Tom Hardy in quelli di Johnny, capobanda del club, cercano con la sola espressione del viso di inghiottire lo spettatore nel vortice delle loro emozioni, introducendoli così nei loro chiaroscuri. Zone d'ombra e zone di luce compongono la vita dei due protagonisti più riusciti del film, costruendo nel mentre sullo schermo un'amicizia unita non solo dalle Harley-Davidson che calvalcano e dalle dinamiche che quella sottocultura innesca, ma dai loro ideali, principi e ribellioni.

La regia di Jeff Nichols predilige i primi piani: a volte sono gli sguardi dei personaggi, altre volte sono i pneumatici delle moto. Cattura il cambiamento tanto dei Vandals quanto degli Stati Uniti, dalla crisi a Cuba alla guerra in Vietnam, fino al New Deal roosveltiano voluto da Kennedy, quasi con fare documentaristico.
A supporto di una cinepresa tanto attenta arriva la fotografia, vintage e romantica, così ben studiata da far sembrare la stessa pellicola il fotolibro di Danny Lyon.

The Bikeriders: a quale pubblico è destinato 

Ma se si pensa che The Bikeriders sia una storia solo per centauri, ci si sbaglia. È per loro, ma anche per tutti quelli che sognano la libertà. Che desiderano sbrogliarsi dalle catene di una società a cui non si vogliono omologare.
È per tutti coloro che non hanno ancora trovato il loro posto nel mondo e lottano tutti i giorni per guadagnarsene una fetta. Ma soprattutto è per tutti quelli che cercano di far sentire la loro voce, provando in tutti i modi a imporsi. Come ha detto il regista nell'incontro tenutosi a Roma, l'argomento cardine sono “le persone che si sentono ai margini della società e quindi devono uscirne. Ed è proprio ai margini che succedono le cose più fiche”.

The Bikeriders arriva al cinema da mercoledì 19 giugno.

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