La prima versione costava circa un milione e quattrocentomila Lire e la pubblicità la proponeva come la moto di serie più veloce del mondo
Era il 1972 ed era tutto vero. La nuova Kawasaki creerà molte discussioni, ma sarà indimenticabile. Presentata nel 1971 come la naturale evoluzione della Mach III 500, la Mach IV 750 venne inizialmente denominata semplicemente H2. L’aumento di cilindrata esaltava tutte le sensazioni già offerte dalla 500: l’accelerazione più bruciante dell’epoca, una velocità dichiarata di 220 km/h, una potenza di 74 CV e un carisma unico, amplificato dal sibilo inconfondibile e minaccioso che la moto produceva aprendo il gas.
Kawasaki Mach IV 750 - LE FOTO
La prima versione costava circa un milione e quattrocentomila Lire e la pubblicità la proponeva come la moto di serie più veloce del mondo
Guarda la galleryIN COMPENSO FUMAVA COME UN CAMINO, i 30 km/litro dichiarati si riducevano a meno di 12 su strada aperta, scendevano sotto i 10 a oltre 150 km/h, e diventavano 8 nei centri urbani. Vibrava, e aveva un impressionante rumore metallico ma, soprattutto, decollava ad ogni partenza veloce. Nonostante le migliorie rispetto alla sorella minore, non aveva freni sufficienti e sopra i 170 km/h ondeggiava come una nave nella tempesta.
UNA COSA È CERTA: era una moto cattiva che non poteva e non voleva passare inosservata. Il tricilindrico 2T era davvero poderoso. A livello di sensazioni non c’era paragone con niente che fosse presente sul mercato allora e sorprendentemente, date le prestazioni, era anche robusto e affidabile… bastava viaggiare con delle candele di scorta.
LA MOTO PESAVA A SECCO solo 192 chili e la spinta che si riceveva in ordine di marcia era veramente mozzafiato. La ciclistica era la parte meno brillante di tutte le giapponesi di allora, e la Mach IV non faceva eccezione alla regola. L’avantreno era decisamente leggero e sottodimensionato, insufficiente ad imporre una direzione all’esuberanza della moto che si sollevava al solo aprirsi del gas.
IL FRENO ANTERIORE contava su un singolo disco da 296 mm e fermava con difficoltà la moto priva di freno motore, anche se va segnalato che i freni a tamburo presenti sulla concorrenza dell’epoca non facevano di meglio. In compenso manteneva quello che lasciava intendere sulla carta: i 74 CV spingevano la moto ben oltre i 200 km/h (dichiarati 220) e l’accelerazione era da primato, anche se non scendeva sotto i 12 “ come dichiarava la pubblicità.
DA SEGNALARE che la disposizione del cambio era con la folle in basso e tutte le 5 marce verso l’alto, quindi, oltre all’assenza di freno motore, era necessario prestare attenzione scalando le marce in prossimità di una fermata. La crisi petrolifera degli anni ‘70 e le nuove norme antinquinamento introdotte in USA furono una condanna a morte senza appello per questo mezzo, e nel ‘75 la produzione della leggendaria Mach IV cessò definitivamente.
Solo in Italia, tra la fine del ‘71 e la fine del ’74, ne furono vendute quasi 3000 unità.
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