Doveva essere il modello della rinascita per il Marchio di Breganze, dopo i ripetuti fallimenti degli anni '80, ma fu poco più che una meteora. Ore è un bel pezzo da collezione, ma nel 1992 era una rivale delle Ducati Super Sport
Cosa vi viene in mente quando pensate a Laverda? Con molta probabilità i missili arancioni marchiati SFC che davano filo da torcere alle Ducati nelle gare Endurance degli anni '60 e '70, o il mitico 6 cilindri a V. In pochi, forse nessuno, associa il nome della storica Casa veneta alla moto del nostro Rewind, perchè la 650 Sport è l'inizio del capitolo conclusivo della Laverda e forse anche il meno glorioso, quello degli anni '90.
Nei primi anni '90 una cordata di piccoli imprenditori veneti ha voluto recuperare il marchio Laverda e studiare il modo di rilanciarlo. In casa c'erano ancora i progetti e le linee dei vecchi motori Formula degli anni '80, dei bicilindrici paralleli raffreddati ad aria, e da qui cominciò la progettazione di una nuova sportiva di media cilindrata che potesse giocarsela ad armi pari con la regina della categoria di quegli anni, la Ducati Super Sport.
Nasce qui la 650 Sport, una moto compattissima e dalle linee equilibrate, con una ciclistica di ottima qualità costruita attorno a un telaio doppio trave in alluminio sviluppato su commissione da un'industria aeronautica. L'estetica non è di quelle che lasciano il segno, ma è senza dubbio tipicamente italiana, e quello che davvero sorprende sono le dimensioni compatte e le quote svelte, oltre al motore che era capace di erogare più di 70 CV, un risultato di tutto rispetto dato che la Ducati 750 SS dell'epoca non riusciva ad arrivare a quella cifra. Con una 650, Laverda aveva lanciato il guanto di sfida alla settemmezzo Ducati.
Nel 1992 Motosprint ha provato un prototipo di preserie della 650 Sport, che ad oggi è sicuramente il modello più raro della Laverda degli anni '90. Si presentò subito come una moto ancora grezza, ricca di potenziale ma con un senso di ruvidezza complessivo da dover lisciare. Le sovrastrutture, in parte, erano povere e da rifinire, le colorazioni erano fatte un po' alla buona senza una vera cura stilistica di adesivi e qualità della verniciatura, mentre la ciclistica era già in ordine. Il tester era stato piacevolmente colpito dal comportamento dinamico, benchè si trattasse di un punto di partenza da sviluppare e affinare per essere vincente sul mercato.
Ecco, quel punto di partenza rimase tale e l'evoluzione del progetto fu molto lenta, tanto da ricevere l'omologazione solo in alcuni paesi europei e con le vendite limitate si limitò anche lo sviluppo del progetto. Sarà solo nel 1995 che potemmo comprarla anche in Italia, ma era già tempo di cambiamenti e da lì a poco il progetto si trasformò nel Formula 750, stessa base tecnica ma sovrastrutture un po' più curate e motore pompato. Nel 1998 la Ducati vinceva i mondiali Superbike con il bicilindrico più evoluto e potente di sempre, mentre Laverda rimase "al palo" con un biclindrico ad aria poco appetibile per il mercato e con molti problemi di affidabilità e assistenza mai risolti.
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