Due cilindri in più, tanto peso in meno, la più atipica delle bolognesi alla sua terza generazione non smette di sorprendere
Se fino ad oggi, lo stacco tra ciò che vedevi nel parcheggio e ciò che guidavi una volta in sella produceva il semplice e istantaneo cedimento della mascella, l'ultima evoluzione del Diavolo bolognese, la nuova Ducati Diavel V4, va oltre e rompe definitivamente gli schemi. Un corto circuito totale. Anzi, meglio. Uno scollamento dei sensi, che costringe a riparametrare vista, udito - e anche il sesto, l’istinto - per riuscire a comprendere il sortilegio che viene lanciato quando si afferra il manubrio e ci si scatena tra le curve. Ve la raccontiamo in questo video.
Ducati Diavel V4: la Gallery del test
Abbiamo provato l'ultima evoluzione del diavolo bolognese su una delle strade più belle del mondo, la Jebel Hafeet Mountain Road negli Emirati Arabi Uniti
Guarda la galleryEredita il motore della Multistrada, che in questo caso è il V4 Granturismo, un propulsore che abbiamo già imparato a conoscere e ad amare per le sue incredibili doti di potenza, dolcezza e qualità di erogazione (per non parlare del sound). Parliamo di un 4 cilindri a V di 1.158 cc con ordine di accensione chiamato Twin Pulse (simile a un classico bicilindrico a V), distribuzione tradizionale (cosa che ha permesso di avere intervalli del gioco-valvole ogni 60.000 km) che qui eroga 168 CV a 10.750 giri (+9 CV) e 126 Nm (-3 Nm). Ai bassi regimi può disattivare la bancata dei cilindri posteriori e avere così consumi più contenuti.
Il telaio è un monoscocca anteriore e ha un monobraccio (sulla Multi c’è un forcellone bibraccio), entrambi in alluminio, che utilizzano il motore come parte integrante. Il peso dichiarato a secco è così di 223 kg, 13 kg meno della precedente Diavel 1260 S.
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