La hyper naked di Iwata promette emozioni tra le curve, tanto divertimento e un’elevata sfruttabilità su ogni percorso. Pregi, difetti, caratteristiche e prezzo, ecco con quali voti ha superato il nostro test
È uno dei modelli più ingiustamente sottovalutati dal mercato. Underrated, come dicono oltremanica. Ed è un vero peccato, perché la MT-10 è sempre stata una moto dalle qualità eccellenti. Che sono migliorate ulteriormente, in versione 2022, fino a farle raggiungere quasi la perfezione nel segmento “big naked”. L’abbiamo testata sulle incredibili “twisty road” spagnole nei dintorni di Valencia. Di seguito, l’analisi “voce per voce” nel consueto #SottoEsame, con le impressioni di guida e i voti assegnati al design, ai contenuti tecnici, alla resa dinamica e al rapporto qualità/prezzo. Ma è solo un antipasto: il test completo, insieme agli approfondimenti e ai contenuti esclusivi, li trovate tutti sul prossimo numero di In Moto in edicola.
Non è un discorso soggettivo in questo caso - a me, ad esempio, le linee della MT-10 sono sempre piaciute - ma è chiaro che, almeno sul mercato italiano, l'estetica di questa moto non è riuscita, negli anni, a fare breccia in maniera eclatante sul grande pubblico. Il nuovo modello porta in dote alcune novità estetiche, in particolare il cupolino ridisegnato, che ingloba i fari a LED twin-eye mono-focus; ma l’idea stilistica di base, nella sostanza, rimane immutata. Forse, per andare alla ricerca di un consenso più ampio, qualcosa da parte dei designers Yamaha andrebbe rivisto, o ripensato. Tre le colorazioni disponibili, Black, Icon Blue e la Cyan Storm dell'esemplare in foto, che richiama tipiche tonalità motociclistiche tipiche degli anni '80 e '90. VOTO: 6,5
Il motore è strettamente derivato dalla R1. Il crossplane CP4 (Euro5) raffreddato a liquido da 998 cc, 165 CV e 112 Nm di coppia a 9.000 giri/min, va così bene - elasticità, equilibrio e colpi di bazooka a profusione - che in Yamaha hanno ritenuto (giustamente) di dovergli dedicare solo alcune ottimizzazioni, volte a irrobustirne la coppia ai regimi intermedi. Inoltre, ora consuma un po’ meno, e i livelli di CO2 sono ridotti.
E di base, è rimasta inalterata anche la ciclistica; salvo alcuni upgrades, come ad esempio il setting migliorato delle sospensioni (completamente regolabili), o la nuova pompa radiale Brembo per i freni.
Dove è stato compiuto un salto importante, invece, è sul fronte dell’elettronica. Sul model year 2022 esordisce una sofisticata piattaforma inerziale IMU a 6 assi che sovraintende alla gestione dei “sistemi” di bordo - traction control a 5 livelli, ABS, brake control e Slide Control (controllo di derapata, con livelli di intervento preimpostati o disattivabili) - tutti con funzione “cornering” per massimizzare la sicurezza e la resa dinamica in piega; inoltre, l’IMU gestisce pure il controllo LIFT (anti impennata), anche lui multilivello e disattivabile. L’Engine Brake controlla invece l’intensità del freno motore in decelerazione, ed è settabile su due livelli; mentre, grazie al Yamaha Ride Control, si possono scegliere 4 modalità di guida preimpostate, tutte customizzabili a piacimento: A è quella più sportiva, la modalità B è perfetta per un uso a 360°, la modalità C è per la città, mentre D, infine, è destinata alle giornate di pioggia.
Sulla nuova MT-10 non manca poi un limitatore di velocità variabile, che offre al pilota la possibilità di impostare liberamente un limite di velocità massima da non oltrepassare (utile per non rischiare multe, o nel caso si affrontino percorsi impegnativi e poco conosciuti). E non manca l’acceleratore ride-by-wire con quattro modalità di erogazione della potenza. Il pilota può inoltre regolare le caratteristiche di risposta dell'acceleratore utilizzando l'interruttore PWR: PWR-1 è adatta alla guida in pista e aggressiva, PWR-2 e PWR-3 forniscono una risposta più fluida, mentre PWR-4 è più smooth, per la guida su fondi bagnati o scivolosi.
La strumentazione sfrutta ora un display TFT a colori da 4,2" derivato dalla R1. Un interruttore sul manubrio destro permette di selezionare le informazioni visualizzate, mentre l'interruttore "Mode/Select" sul blocchetto sinistro può essere utilizzato per modificare i livelli di intervento dei sistemi elettronici. Merita un plauso, infine, la decisione di offrire il cambio elettronico Quick Shifter di serie e non più come optional. VOTO: 9
A dispetto di certe “colleghe”, che in fatto di comfort sacrificano molto (forse troppo!) sui sacri altari della sportività, la hypernaked Yamaha, pur mantenendo un’impostazione aggressiva, risulta piacevolmente comoda e accogliente (merito anche della nuova sella). Un mezzo che invita a divertirsi, ma senza il timore di stancarsi. Rispetto alla sorellina MT-09, la posizione di guida è diversa, più tradizionale e meno “motard”: il manubrio non è così vicino al busto del pilota, le braccia sono più distese e le pedane leggermente arretrate, più da attacco, per una triangolazione davvero azzeccata. Il nuovo design del serbatoio, inoltre, migliora l’inserimento del pilota nel corpo moto e permette di muoversi meglio quando ci si sposta per buttarsi in curva. A piacere meno, invece, sono la porzione di sella riservata al passeggero, davvero risicata, e le dimensioni del display TFT a colori da 4,2", un po’ piccolo e non sempre facile da consultare al volo. VOTO: 8
Ciclistica precisa e rigorosa, di quelle che non sfigurano neanche tra i cordoli; e un motorone forte sin dai bassi, con un allungo possente e generoso che è gioia motociclistica pura. Il tutto, reso “facile”, godibile e confidente da un’elettronica allo stato dell’arte, che permette di “cambiare moto” in base alle esigenze del momento, premendo semplicemente qualche pulsante per spostarsi tra i menù; ma quando il sangue ribolle, si può anche “staccare tutto” (solo se siete piloti esperti) lasciando libera la belva di esibirsi in infiniti monoruota.
Ecco, vi starete dicendo, la solita moto da teppisti.
Si, è proprio così. Indiscutibilmente. Ma c’è anche altro.
La 10, infatti, possiede un equilibrio e un carattere davvero unici. Più le chiedi, più ti dà. Sia in termini di performance, che di piacere puro. Una moto sempre sincera e appagante, che fa venire voglia di usarla. Di andarci in giro. Di guidare. Di piegare, spalancare il gas in uscita, e gettarsi sui lunghi curvoni a casco basso e manetta aperta. Sulle strade di tutti i giorni la modalità di guida B basta e avanza per sentire tamburi tribali battere forte su ogni percorso, ad ogni sorpasso, ogni volta che la strada si apre e si rincorre la piega successiva. Ma quanndo la voglia di sportività prende il sopravvento, si può passare in A senza paura. Più selvaggia, più aggressiva, ma mai scorbutica o eccessiva. Sempre perfettamente trattabile e sfruttabile. Davvero appagante! E una volta presa dimestichezza, customizzare i diversi parametri a proprio piacimento rende tutto ancora più intrigante.
Che sia un misto da mal di mare, poi, o una sequenza di esse fulmicotonica, difficile mettere in crisi questa Yamaha, che mescola precisione, rigore, agilità e feeling con una naturalezza disarmante. Le sospensioni lavorano bene, sia in termini di assorbimento che di sostegno; in particolare, il mono non cede mai alla tentazione di “sedersi” in accelerazione, sotto le bordate di coppia del 4 cilindri. Ottima la frenata, sempre potente e modulabile. Ben a punto il cambio Quick Shifter. Galvanizzante, il sound di aspirazione che ruggisce dal nuovo scarico in titanio. VOTO: 9,5
La cifra richiesta parte da 15.199 euro. Che, listini alla mano, rende la Yamaha un’opzione davvero interessante, se si considera l’elevato livello tecnico e la qualità dell'offerta di tipo premium. Peccato solo per alcune piccole finiture da rivedere (certi cavi e certe “parti scoperte” potrebbero essere gestite meglio). VOTO: 7,5
Test Yamaha MT-10 2022: la gallery
La MT-10 è sempre stato un modello dalle qualità eccellenti. Che sono migliorate ulteriormente, in versione 2022, fino a farle raggiungere quasi la perfezione nel segmento “big naked”
Guarda la galleryL’ammiraglia delle nude Yamaha, in un certo senso sembra raccogliere l’eredità delle leggendarie muscle-naked di una volta. Moto forti, di carattere, ma sempre sfruttabili anche nel quotidiano. Un’eredità, che però reinterpreta in chiave più emozionale, moderna e sportiva. D’altronde, il DNA racing è lo stesso della sorella carenata R1.
In conclusione, una delle migliori maxi-nude sul mercato!
VOTO FINALE: 8,1
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