Look vintage unito a una meccanica moderna ed efficace, per una sport-heritage che fa battere forte il cuore. Pregi, difetti, caratteristiche e prezzo. Avrà meritato la lode?
Se il fascino fosse quotato in borsa, questa Yamaha XSR900 GP sarebbe con tutta probabilità l’investimento del momento. Bella, con tanti richiami al mondo racing degli anni ’80 e ‘90; ma soprattutto, ricca di contenuti tecnici di ultima generazione. Una moto che punta dritta al cuore di chi cerca stile e sportività su strada. L’abbiamo provata in Portogallo, tra Ericeira, Sintra, Cascais e il circuito di Estoril dove, in una sessione dedicata (non si è trattato di veri e propri turni), con una serie di accortezze e limitazioni ci è stato concesso di testare la moto in maniera un po’ più libera rispetto al normale uso su strada. Ecco le prime considerazioni e i voti per categoria - design, contenuti tecnici, comfort, piacere di guida e rapporto qualità/prezzo - nel consueto #SottoEsame.
Quando tocchi le corde giuste è difficile sbagliare. Soprattutto se il target di riferimento sono tutti quegli appassionati emotivamente legati agli anni delle sportive ‘80/’90; quelli mitici, in cui in pista, a difendere i colori Yamaha, c’erano campioni del calibro di Agostini, Roberts, Lawson, Rainey. Una lucida operazione di marketing? Senza ombra di dubbio ma… conta davvero? Il risultato è talmente accattivante che merita un applauso. C’è un gran bisogno di moto belle e la XSR900 GP, bella, lo è sul serio. Da qualunque lato la si guardi; e ancor di più con il kit sport a bordo, che comprende scarico Akrapovic, plexi fumè e altri accattivanti elementi estetico/funzionali. Quanto scritto, però, vale per la riuscita colorazione Legend Red usata durante il test; l’altra, la Power Grey, risulta viceversa spenta e con una personalità non particolarmente spiccata, facendo così perdere mezzo punto alla valutazione complessiva, che altrimenti sarebbe stata a punteggio pieno. Peccato! VOTO 9.5
L’identikit tecnico è quasi interamente sovrapponibile a quello della MT-09 di ultima generazione, con alcune specifiche ad hoc che vanno a incidere su fattori come “ergonomia” e “resa dinamica”, andando a fare, di fatto, una bella differenza; ma ne parleremo più avanti nelle sezioni dedicate.
L’inesauribile 3 cilindri crossplane di 890 cm3 e 119 CV, incastonato nel solido telaio Deltabox in alluminio, trova su questa moto un'altra splendida occasione per “ruggire” le sue intenzioni. Un matching perfetto con una moto che, al di là delle suggestioni racing, punta ad essere soprattutto una solida sportiva da strada. Intenzione tradita anche dalla struttura del telaio, irrigidita rispetto a quella della XSR900 (non GP) ma pensata principalmente per questo tipo di utilizzo e non per la pista.
L’elettronica vanta acceleratore ride-by-wire, cambio quickshifter bidirezionale di terza generazione (di serie), riding mode (3 integrati, Sport, Street e Rain, più 2 customizzabili attraverso cui creare YRC specifiche modificando il livello di supporto dei sistemi elettronici), una piattaforma inerziale a 6 assi, cornering ABS, brake control, traction control, sistema anti-impennata e slide control (che regola la potenza quando si prevede uno slittamento laterale della ruota posteriore). Inoltre, la nuova funzione BSR (Back Slip Regulator) incrementa la stabilità quando la ruota posteriore si blocca a seguito di un eccessivo intervento di freno motore, controllando il livello di coppia prodotta.
Pluriregolabili sono le sospensioni Kayaba (precarico, smorzamento e compressione con setting high/low speed) e non manca la regolazione remota del precarico del mono col classico “pomello”. Tra le altre novità a bordo, la nuova pompa radiale Brembo, il cruise control, lo schermo a colori TFT da 5’’ (con 4 differenti layout e connettività con lo smartphone di serie; una volta collegato, è possibile utilizzare il sistema di navigazione integrato Garmin StreetCross con visualizzazione sul cruscotto) e la presa USB di tipo C installata all’interno della carena anteriore. Cerchi SpinForged e Bridgestone Battlax Hypersport S23 di primo equipaggiamento completano la dotazione. VOTO: 9
Yamaha XSR900 GP: la gallery del test
Abbiamo provato la sport-heritage Yamaha in Portogallo, tra Ericeira, Sintra, Cascais e il circuito di Estoril
Guarda la gallerySe cercate una tourer con cui macinare chilometri in tutto comfort… meglio guardare altrove. la XSR900 GP la compri perché ti fa brillare gli occhi, per quel motore che è pura gioia motociclistica, o (tutto questo lo vedremo più avanti) per le sensazioni che sa trasmetterti su un misto fulmicotomico con curve ad ampio raggio... non certo perché vuoi una poltrona su due ruote con cui raggiungere Capo Nord.
La piega dei manubri, per essere una sportiva stradale, è piuttosto accentuata e questa cosa - se da un lato permette di instaurare un bel feeling con l’avantreno - dopo un po’ finisce col farsi sentire dritta sui polsi. In sella, la posizione di guida è allungata, protesa in avanti, con le pedane più alte e arretrate rispetto ad una normale XSR900. Una postura d’attacco perfetta in velocità (accucciarsi dietro al cupolino, per altro ben dimensionato in relazione al tipo di moto, viene davvero naturale); un po’ meno per macinare chilometri. Sensazioni, queste, accentuate anche dal setting di base delle sospensioni apparso piuttosto rigido (in particolare il mono); come specificato, però, sono totalmente regolabili.
In termini di “user experience” due cose sono piaciute meno. Innanzitutto, il nuovo sistema di gestione al manubrio degli indicatori di direzione già testato sull’ultima MT-09. Durante la prova della GP, forse a causa di alcuni passaggi in situazione di traffico intenso con ripetuti cambi di carreggiata/rientro che hanno evidenziato questo aspetto, è mancata la praticità del comando tradizionale in fase di disattivazione: una pressione col pollice al centro dello switch delle frecce e via (ndA, attenzione, il nuovo sistema ha una serie di automatismi e di logiche di funzionamento sicuramente ben congegnate ma in termini di immediatezza e praticità assoluta, continuo a preferire il vecchio). Difficile da comprendere, invece, è la scelta di posizionare la porta di ricarica USB all’interno della carena anteriore, in una posizione davvero impossibile da raggiungere; al punto, che la via “più semplice” per usarla è quella di smontare le plastiche. Insomma, va bene cercare di preservare lo spirito dei tempi, ma una presa con apertura a scomparsa integrata nelle plastiche vicino al cruscotto non avrebbe guastato. VOTO: 7
Se invece cercate una sportiva stradale che sappia emozionare, l’indirizzo è quello giusto. Sul mercato ci sono sicuramente modelli più potenti, più sofisticati, più esagerati ma… anche più complicati da gestire e costosi. Qui la magia la fa l’equilibrio perfetto nel dosaggio degli ingredienti. Probabilmente quando in Yamaha l’hanno progettata hanno proceduto così: all’interno di uno shaker hanno infilato cattiveria (il giusto), lava vulcanica (il giusto), fulmini, saette, spigoli e dinamite (il giusto), tutto misurato alla perfezione e senza sbavature, né per eccesso, né per difetto; poi hanno aggiunto un manubrio, una sella, due ruote, l’immancabile “fun-factor” et voilà… la sportiva stradale è servita. Proprio così, stradale, perché nelle intenzioni dei giapponesi, i richiami alla pista e al mondo racing del secolo scorso dovevano essere solo accattivanti suggestioni: questa GP nasce per dare il meglio di sé tra le spire di un bel percorso tutte curve; ancora meglio se lunghe, veloci e in appoggio.
Le geometrie non sono quelle di una moto iper-reattiva (dimenticatevi gli scatti da furetto di una MT-09); piuttosto, qui si va alla ricerca del rigore direzionale e della stabilità. Nel misto più guidato, quando si affrontano rapidi cambi di direzione, la massima efficacia si ottiene aiutandosi col corpo (gli spostamenti in sella sono facilitati dall’ottimo layout della seduta); poi, impostata la traiettoria, si fila via come su un binario. L’avantreno, ben caricato grazie alla posizione di guida, infonde fiducia. Buona la frenata, potente e modulabile. Perfetta per dosare l’irruenza del 3 cilindri in modalità “Sport”, che tra i riding mode a disposizione è sicuramente quello che esalta di più la natura del mezzo: erogazione aggressiva e zero on/off. Le sospensioni, se cedono qualcosa in termini di comfort, lo recuperano sul fronte del sostegno e della precisione. Anche nelle staccate più decise la moto non si scompone, mentre, in accelerazione, l’assetto non tende mai a “sedersi”. E a proposito di accelerazioni, quando si spalanca il gas in uscita di curva, il ruggito del tre cilindri arriva dritto nel casco (che sound!); di pari passo alla spinta muscolare che è un vero colpo di fionda.
Insomma, difficile non farsi ammaliare da questa XSR900 GP, che rispetto alla XSR900 (e in un certo senso, anche alla MT-09) sfodera una personalità dinamica particolarmente intrigante, mescolando rigore e irriverenza… con assoluta nonchalance. VOTO: 9
Un’impronta estetica non banale, contenuti tecnici di livello, qualità costruttiva che si sente al tatto; tutti elementi, questi, che uniti all’elevato fascino - al quale è difficile dare un valore oggettivo, ma che comunque un valore lo ha - giustificano ampiamente il prezzo di 13.499 euro. VOTO: 8
Una moto destinata al successo commerciale? Difficile dirlo in tempi di crossover e “tuttorreno” avventurose. Ma chi ama le belle sensazioni su strada, la guida sportiva e i mezzi ricchi di fascino, con una storia da raccontare, difficilmente saprà resisterle.
VOTO FINALE: 8.5
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