Passato e presente si fondono in un intrigante giro toscano tra gli scenari incomparabili delle provincie di Pisa, Siena e Firenze
Tra Firenze, Pisa e Siena per un viaggio di 138 km
Questo itinerario parte da Castelfalfi, frazione del comune di Montaione in provincia di Firenze, che affonda le sue radici nella civiltà etrusca, come testimoniano le numerose urne funerarie rinvenute nella zona. Peccioli, poco distante, è un altro esempio di paese tornato a crescere negli ultimi decenni grazie all’idea di utilizzare parte del suo territorio per riciclare e produrre energie alternative. Oltre a vantarsi della Bandiera Arancione, simbolo della qualità turistico-ambientale, mostra i suoi edifici tirati a nuovo nella bella piazza dove gli abitanti amano incontrarsi. Attirano lo sguardo i “Giganti di Peccioli” che svettano dal prato di un belvedere che domina la vista del paese e della valle dell’Era.
LA SR439 conduce a Lajatico, noto al mondo per aver dato i natali al tenore Andrea Bocelli. Qui si trova il Teatro del Silenzio, anfiteatro creato nel 2006 dal cantante sfruttando la naturale conformazione di una collina. Secondo l’idea originale, la struttura è nata per essere montata e ospitare un solo spettacolo l’anno (da qui il nome Teatro del Silenzio). La costruzione consta di un “palcoscenico” circolare al cui centro campeggia una scenografia diversa ogni anno: la più famosa, divenuta simbolo stesso del Teatro, è un’imponente scultura raffigurante un volto umano eseguita dallo scultore polacco Igor Mitoraj.
Raggiunto il bivio di Molino d’Era si prosegue lungo la deviazione della strada comunale di San Ottaviano. Qui si viene catapultati nella Toscana da cartolina, in un susseguirsi di viali con cipressi che conducono ad antichi casali.
Nei pressi di Pancole, la strada regala una meravigliosa vista su San Gimignano. Siamo in Val D’Elsa, sui colli senesi, e il suo centro storico è tra i migliori esempi di organizzazione urbana dell’età comunale. Rimasto praticamente intatto nel suo impianto due-trecentesco, di origine etrusca, è una tappa della via Francigena e punto di connessione delle strade che portavano, e ancora oggi portano, a Pisa e Siena. Grazie al suo isolamento e al non interesse delle città circostanti il borgo racchiuso nelle mura è rimasto praticamente intatto. L’UNESCO ha dichiarato il suo centro storico patrimonio dell’umanità.
La SP47, che conduce a Castel San Gimignano, viene chiamata dai motociclisti locali “il pistino”; e basta percorrere alcune delle sue curve per capirne il motivo. Un vero lunaparck. Si guida in un misto di concentrazione e felicità accompagnati dal sound rumore del motore. Le emozioni proseguono sulla SS68 in direzione Volterra, per poi deviare verso la piccola frazione di Mazzolla. Meno nota rispetto alle città che la circondano, è menzionata fin del XIII secolo come castello di Volterra. Dalla piazza si possono vedere il susseguirsi delle colline sulle quali si distendono un’infinità di strade rurali.
Tornando sulla SS68 si incontra il primo dei lasciti del progetto espositivo ideato da Mauro Staccioli, detto “Luoghi d’esperienza”: “L’anello” rosso, che incornicia le colline volterrane a margine del tornante più scenografico della Val di Cecina, è forse la sua opera più nota. Si prosegue verso le Balze di Volterra, formazioni rocciose tipiche di quest’area, interessata da numerose frane e da forme di erosione. Le pareti verticali generate dal crollo del terreno argilloso creano la caratteristica morfologia a balze, con calanchi sottostanti.
A Saline di Volterra, ancora oggi, si estrae il sale dalle sorgenti di acqua salata denominate moie. Lungo la strada verso Volterra, ecco l’ultima opera di Staccioli, “La Boldria”, un grande anello bianco orlato di rosso, che inquadra Larderello e i suoi soffioni. Infatti Larderello è sede della prima centrale al mondo in cui è stata sfruttata l’energia della terra per la produzione di elettricità grazie alla conversione geotermica.
L’itinerario, infine, non può che concludersi in quella che fu una delle principali città stato dell’Etruria: Volterra, dalle sue possenti mura lo sguardo può spaziare dal Monte Amiata al Tirreno. Nota fin dall’antichità per la ricchezza mineraria delle colline che la circondano, la lavorazione dell’alabastro e l’abbondante presenza di acqua grazie al fiume Cecina, rinasce a nuovo splendore dal X secolo con l’avvento del potere dei vescovi. Ne è esempio lo splendido Palazzo dei Priori, costruito nel 1200, nacque come sede della borghesia comunale che governò la città fino all’annessione al Granducato di Toscana.
Una tradizione millenaria
Una tradizione, quella della lavorazione dell’alabastro, che nella cittadina toscana vanta una storia millenaria. Sin dall’epoca etrusca, infatti, la maestria artigiana nella lavorazione di questo materiale dalla straordinaria consistenza e lucentezza si tramanda di generazione in generazione. Una sapienza antica, capace di dar vita ad una pregiata produzione apprezzata in tutto il mondo. La si può scoprire nelle botteghe del centro, oppure durante una visita al caratteristico Ecomuseo dell’alabastro, che ripercorre l’evoluzione di questa preziosa arte attraverso i secoli, dagli etruschi ai giorni nostri