Quella che all'apparenza era una comoda e grintosa tourer sfoderava una guida facile a dispetto di un motore di 152 cv che spingeva la maxi di Akashi ai 285 Km/h
Maxi di gusto. Alle fine degli anni '80 la maxi sportività in salsa Kawasaki era figlia di quella che all'apoca era la ZX-10, una moto che concettualmente non aveva nulla a che spartire con le moderne superbike di Akashi. Il mondo delle race replica era sostanzialmente demandato alla categoria 750 e per il mondo "maxi" Case come Honda e, appunto, Kawasaki, proponevano mezzi che si distinguevano per una più spiccata vocazione sport tourer.
Su questa scia, evolvendo la efficace ZX-10, nacque nel 1990 la ZZR 1100, una moto che spostava ancora più in alto l'asticella delle prestazioni rispetto, non solo alla progenitrice, ma anche alle varie concorrenti come la Honda CBR 1000 F.
La nuova maxi Kawasaki metteva sul piatto numeri al periodo da... paura: motore 4 cilindri in linea da 152 CV all'albero (132 CV alla ruota) a 9.900 giri per una coppia massima di 10.9 Kgm a 8.500 giri, alimentato da carburatori Kehin CVK 40 (con controllo elettronico del getto principale). Il tutto abbinato ad un telaio doppio trave perimetrale in alluminio, donominato Double-Box, e ad una crenatura affilata che offriva uno dei più bassi CX dell'epoca: appena 0,30. Il peso era importante: 250 Kg sulla bilancia in ordine di marcia.
Rewind, Kawasaki ZZR 1100: la superdotata |FOTO
Quella che all'apparenza era una comoda e grintosa tourer sfoderava una guida facile a dispetto di un motore di 152 cv che spingeva la maxi di Akashi ai 285 Km/h
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